Il successo di aleph nell’inkjet è frutto dell’interazione simbiotica con i suoi clienti. E la nuova generazione di stampanti industriali LAFORTE è già un’icona di innovazione accessibile.
Como è riconosciuta universalmente come il polo di innovazione della seta, il luogo di origine di quello che chiamiamo “digital textile”, al punto da aver attratto gli investimenti delle più importanti multinazionali dell’inkjet. Non tutti sanno che la tradizione serica della città lariana affonda le sue radici nel medioevo, che la coltivazione del baco da seta a Como risale al Ducato di Milano nel 1300, ed è stata potenziata da Ludovico Sforza nel 1400. Da allora, quella tessile è una tradizione tramandata di padre in figlio, che ha dato impulso a centinaia di imprese famigliari, e incoraggiato l’attività di inventori geniali e imprenditori sagaci. È il caso di Alessandro e Roberto Manes, co-autori di promettenti startup e fondatori della loro aleph, la cui avventura inizia con un potente software di design, variantatura e stampa, per concentrarsi nei primi anni ‘2000 sulla produzione di stampanti inkjet evolute e accessibili. Un’intuizione che ha indotto decine di stampatori tessili comaschi ad affidarsi ad aleph per la loro trasformazione digitale, generazione dopo generazione. Se non la prima a sviluppare una stampante inkjet industriale, aleph ha senz’altro il merito di aver affrontato questa sfida in modo originale, tenendo fede alla missione di rendere accessibile, usabile e ammortizzabile rapidamente una tecnologia che per oltre decennio è rimasta appannaggio delle grandi stamperie. Per questo, prima di raccontare come LAFORTE sta supportando la digitalizzazione del tessile in Europa, Nord America, Corea e altri mercati ad alto potenziale, siamo tornati dove tutto è iniziato. Abbiamo scelto due aziende tessili che hanno scommesso sul progetto LAFORTE. Due delle centinaia di imprenditori che hanno reso Como una roccaforte inespugnabile, cuore del digital textile globale.
Giò&Giò digitalizza collezioni top e fast fashion di qualità
Dall’esterno somiglia più a un sofisticato atelier di design che a un capannone industriale, eppure Giò&Giò è un’industria tessile di grande successo, che dagli anni ‘70 progetta, realizza e commercializza tessuti stampati, spaziando dalle fibre naturali a quelle sintetiche. Come nelle migliori best practice comasche, l’area produttiva è la naturale estensione di uno sconfinato ufficio stile, dove abili designer lavorano ogni giorno per trasformare le idee e i brief dei marchi della moda in pattern tessili, prodotti in micro-tirature o in migliaia di metri. In azienda sono custoditi gelosamente quattro decenni di campionature, che in un colpo d’occhio ti fanno sognare l’alta moda, i top brand di ieri e di oggi. Questa è Como, un luogo dove il confine tra design e produzione è labile. Per rendercene conto basta un’incursione nella sala stampa di Giò&Giò, dove ad accoglierci c’è Matteo Tosato, il giovane Production Manager dell’azienda, che con aria rilassata tiene testa a tre linee di stampa inkjet aleph LAFORTE in piena produzione. Per la precisione due LAFORTE Paper per carta sublimatica, e una LAFORTE Fabric per stampa diretta su tessuto con coloranti reattivi. “Fino a un paio d’anni fa, in questo reparto c’erano 13 stampanti aleph basate su tecnologia Mimaki JV5 e TX500, dieci per carta e tre per stampa su tessuto, ciascuna delle quali non superava i 20 metri/ora. Da due anni le abbiamo rimpiazzate con tre LAFORTE, ciascuna delle quali produce 180 metri/ora con una qualità incomparabile. Così, possiamo dedicare più tempo alla prestampa e ad attività a valore aggiunto. – spiega Tosato. I livelli di produttività, automazione e ripetibilità introdotti da LAFORTE consentono al team di Giò&Giò di gestire grandi quantitativi, o accorpare più micro-commesse in un’unica coda di lavorazione, limitando al minimo tempi di setup, fermi macchina, manutenzioni e cambi bobina. Oltre ai minori costi di assistenza, resi possibili dalla robustezza di LAFORTE Paper, un altro vantaggio è il tappeto aspirante brevettato, che introduce una precisione micrometrica nell’alimentazione delle carte più leggere. “Sulle vecchie Mimaki potevamo alimentare bobine da 250 metri di carta da 70/80 gsm, mentre oggi usiamo bobine jumbo e scendiamo a grammature di 45, o addirittura 18 gsm, aumentando la capacità a 1.150 o 2.000 metri lineari – spiega Tosato – Così abbiamo ridotto i costi di acquisto, e da un cambio bobina ogni ora ne facciamo uno al giorno. Usando carta ultraleggera, poi, otteniamo enormi risparmi di colorante”. Giò&Giò fornisce ai marchi dell’alta moda stampa diretta su seta, cotone e viscosa con coloranti reattivi. Ma anche operatori del fast fashion, per cui produce alti volumi di poliestere stampato. Gli ordini, spesso di migliaia di metri stampati, vengono processati al mattino e la sera sono già pronti per la spedizione. Passare da tredici stampanti artigianali a tre unità industriali si è tradotto perciò in efficienza, motivazione degli operatori e capacità di gestire serenamente i picchi di produzione, ma anche in una maggior qualità percepita. “Quello con aleph è un rapporto stretto ed esclusivo, che coltiviamo costantemente – conclude Tosato – Avere un unico fornitore per hardware, software e colorante di dà sicurezza. E una relazione diretta, il più delle volte telefonica, con il team di assistenza di aleph ci consente di far fronte a qualsiasi possibile dubbio o criticità”.
Nuova Zenith è tradizione e innovazione a ciclo completo
Il percorso di Nuova Zenith inizia nel 1985, quando Paolo Rigamonti avvia la sua attività di fotoincisore, al servizio dei grandi stampatori tessili del distretto di Como. Sono anni ruggenti, in cui la competenza sull’immagine e sulle separazioni cromatiche, la conoscenza dei processi chimici e fotografici necessari a produrre pellicole ed esporre telai, rendono gli esperti di prestampa i veri maghi della stampa tessile. Parallelamente, Nuova Zenith introduce le sue prime macchine da stampa serigrafiche a quadri e a cilindri, maturando esperienza nella produzione di pattern tessili. A metà degli anni ’90, la richiesta crescente di campionature e la contrazione dei volumi inducono Rigamonti ad acquistare la prima stampante inkjet, seguita di lì a poco da una Mimaki TX2 integrata da aleph con un tappeto adesivo, la cui produttività è di 3-4 metri/ora. Il resto è storia. E gli ultimi due decenni, per Nuova Zenith e i suoi omologhi, sono una rincorsa continua alle prestazioni, all’industrializzazione dell’inkjet, all’inesorabile migrazione dei volumi dall’analogico verso il digitale. Negli ultimi anni, Rigamonti ha traghettato Nuova Zenith verso una produzione di qualità per i brand del lusso e le firme della moda, le cui esigenze vanno oltre una resa cromatica perfetta. “Non siamo gli specialisti dei grandissimi volumi, ma il punto di riferimento per foulard, cravatte, sciarpe e accessori moda in seta, cotone, lana, cashmere e altri tessuti preziosi – spiega Rigamonti – Qui puoi entrare con il tuo disegno, o anche solo un’idea, e uscire con una pezza stampata. Il quantitativo minimo è un metro, il massimo è virtualmente infinito”. Nuova Zenith è un’azienda integrata, dal design al pre-trattamento del tessuto, fino alla stampa (rigorosamente digitale), al vaporizzo e lavaggio, ai più disparati tipi di finissaggio. La prestampa utilizza le versioni più evolute dei software aleph per stampa e variantatura, tra cui SmartPrint e SmartColor, oltre all’immancabile Photoshop. Al piano inferiore c’è il reparto di stampa, integralmente digitale, anch’esso incentrato sulle diverse generazioni di stampanti aleph. “Ventidue anni fa abbiamo acquistato da aleph la prima TX2, poi qualche anno dopo le prime JV5, infine le TX500, che usiamo ancora oggi per i piccolissimi lotti stampati con coloranti acidi” – spiega Rigamonti. La relazione tra Nuova Zenith e aleph è simbiotica per oltre due decenni, al punto che lo stampatore comasco è tra i primi a credere nel progetto LAFORTE già dal 2015, e nel 2017 installa la prima LAFORTE Fabric 200 con inchiostri reattivi. Il balzo verso una stampante industriale con teste Kyocera, che decuplica la produttività, è un cambio di paradigma epocale per l’azienda. “Per qualità, omogeneità e produttività abbiamo fatto un salto nel futuro – continua Rigamonti – Quello che producevamo con cinque macchine su due turni, ora lo facciamo su una sola, con una qualità costante dal primo all’ultimo metro. Il nostro prodotto oggi non è comparabile con quello dei competitor”. Pur restando concentrata sull’alta qualità, Nuova Zenith produce quotidianamente 1.500 metri lineari con una sola LAFORTE, cui a breve se ne aggiungerà una seconda. Ciò che rende unico il rapporto tra Nuova Zenith e aleph, tuttavia, va oltre il rapporto cliente/fornitore e riguarda un approccio condiviso alla ricerca e sviluppo, che definiremmo olistico. “Ci siamo affacciati insieme al mondo digitale, e insieme siamo cresciuti sul piano tecnico. Sin dall’inizio abbiamo condiviso serietà, coerenza, aderenza agli stessi traguardi tecnico/qualitativi, che non si limitano a un risultato accettabile, ma puntano a una stampa digitale identica o migliore della più raffinata stampa serigrafica” – afferma Rigamonti. Non è casuale che Nuova Zenith sia tra i più grandi estimatori dell’offerta end-to-end di aleph, che non si limita alla stampante ma include consulenza, software, hardware di stampa e fissazione, coloranti, chimica di processo. “I più tradizionalisti considerano questa verticalizzazione del processo vincolante, o apparentemente più costosa, ma ignorano che è l’unica via sostenibile per garantire processi stabili, qualità ripetibili e marginalità sicure” – conclude Rigamonti.